Cos'è
Quanto può essere serio un gioco? Quanto ci si può sentire coinvolti nel giocarlo? Quante lacrime e risate, paure e gioie possono considerarsi più "vere del vero"? Dove si trova il confine tra realtà e finzione quando si gioca credendo fino in fondo a quello che si sta facendo?
La guerra dei Bottoni. Pubblicato per la prima volta nel 1912 il romanzo di Louis Pergaud precede di poco lo scoppio del conflitto mondiale e sembra anticiparne gli accadimenti. Quasi ad esorcizzare quello che sta per accadere nel mondo, quasi presumendo la tragicità che dopo qualche anno avrebbe investito le vite di tutti, Pergaud scrive una storia, come egli stesso specifica nell'introduzione, "…nella quale scorre la linfa, la vita, l'entusiasmo; e il riso, il gran riso gioioso che doveva scuotere le pance dei nostri padri… pieni di sé". Un riso gioioso che esorcizza le paure, un gioco puro, vissuto in pienezza di spirito per allontanare i demoni della guerra vera. Un gioco comunque vissuto con sofferenza e compassione dai suoi giocatori che ne percepiscono l'importanza quasi vitale e che come ne "I ragazzi della via paal" (romanzo quasi contemporaneo) trasformerà le vite dei protagonisti che sembrano non volersi rassegnare all'età adulta, come testimonia l'ultima frase del romanzo: "E dire che, quando saremo grandi, magari diventeremo scemi come loro!".